Ci sono ebrei che sono appassionati antisionisti. Esistono dozzine di stati islamici, ma sarebbe molto difficile trovare dei musulmani che si oppongono al concetto stesso di uno Stato islamico. Anche se li trovaste, non avrebbero quell’ardore di eliminare i paesi musulmani che invece si trova tra gli ebrei quando si tratta dell’esistenza dello Stato ebraico. In realtà, sembra che gli ebrei attivi in organizzazioni come BDS o Voce Ebraica per la Pace (per i palestinesi, non per gli israeliani) si pongano come scopo della vita quello di vedere l’eliminazione dello stato ebraico.
Per comprendere da dove provenga quest’odio, dobbiamo considerare le radici della nazione ebraica. In generale, le nazioni si sviluppano partendo da famiglie e clan che si sono formati da un habitat o un’origine comune. La nazione di Israele è diversa, si tratta di una nazione che si è formata ai tempi di Abramo, Isacco e Giacobbe mentre si trasferivano dalla Mezzaluna Fertile verso la terra di Canaan, poi in Egitto e di nuovo a Canaan fino a diventare il popolo d’Israele quando, ai piedi del Monte Sinai, decisero di unirsi “Come un solo uomo con un solo cuore”.
I tre patriarchi della nazione ebraica diffusero idee di adesione e unione, fratellanza e amore per l’uomo. Scoprirono che il modo per costruire una società coesa è quello di innalzarsi al di sopra dell’egoismo piuttosto che sopprimerlo. Per loro l’egoismo non era un nemico da mettere a tacere, al contrario, più i loro egoismi crescevano, come si evince dalle loro dispute frequenti, più si elevavano al di sopra di questi e raggiungevano livelli superiori di unione. Secondo loro, Dio era la forza benevola che loro descrivevano come “Il Bene che fa il Bene”. Avevano l’aspirazione che l’intera nazione possedesse questa qualità di benevolenza, e fondarono così una società che appoggiasse la realizzazione di quel desiderio. A quel tempo, le persone che si unirono alla nazione di Israele lo fecero perché credettero nell’idea e non perché avessero qualche affinità biologica o territoriale con i figli di Israele. Di conseguenza, dal suo esordio, la nazione di Israele fu costituita da ineguagliabili diversità di etnie e culture, unite dal concetto di unione al di sopra delle differenze.
Dal momento che gli ebrei non hanno soppresso i loro egoismi ma si sono elevati al di sopra di essi, piantando così più a fondo nei loro cuori la natura della benevolenza, sono rimasti con due inclinazioni contraddittorie. Una è quella che chiamiamo “l’inclinazione al male”, ossia il desiderio di essere egocentrici e di sfruttare tutti a proprio beneficio; l’altra è “l’inclinazione al bene”, ossia la predisposizione di Abramo alla connessione, alla misericordia e alla benevolenza.
Fino a circa 2.000 anni fa, gli ebrei hanno mantenuto un sano equilibrio in cui l’egoismo cresceva e loro riuscivano a unirsi al di sopra di esso. Ma come sappiamo dagli autentici testi ebraici, circa 2.000 anni fa l’odio infondato prevalse sugli ebrei, l’egoismo prese il sopravvento portando alla distruzione del Tempio e all’espulsione degli ebrei da Israele.
Tuttavia, fino ad oggi, ogni ebreo possiede entrambe le inclinazioni. Mentre quella egocentrica sta ora in cima, esiste dentro ognuno di noi una “memoria” inconscia, come un gene latente. Anche se è nascosta ha un impatto su molte delle emozioni e opinioni che gli ebrei manifestano verso il popolo ebraico e verso lo stato d’Israele.
Ci sono molte varianti di questa radice, ma nel complesso, quando questa si manifesta in forma di separazione, gli ebrei provano risentimento verso lo stato di Israele e diventano più antisionisti. Questi stati variano da persona a persona e, in tempi diversi, le persone possono provare sentimenti differenti verso Israele e gli ebrei. Ma una cosa è certa: anche se gli ebrei lo negano a se stessi, non possono rimanere indifferenti quando si tratta dello stato d’Israele e del popolo ebraico.
Il problema in sé e per sé non è l’antisionismo. Il problema è la mancanza di unione del popolo ebraico. Il mondo intero osserva cosa accade in Israele e agli ebrei della diaspora. L’allontanamento, i conflitti, a volte addirittura l’animosità che mostriamo, alimentano l’odio delle nazioni verso di noi. Che ci piaccia o no, rappresentiamo un esempio per il mondo semplicemente per il fatto di essere costantemente sotto esame. La nostra disunione si sparge nel resto del mondo e, quando il mondo è disunito, ne seguono guerre, si propaga la sfiducia, ristagna l’economia, la gente si sente sola e depressa, e da’ la colpa agli ebrei.
Non abbiamo bisogno che qualcuno ci guidi; siamo in grado educarci da soli e di imparare ancora una volta ad innalzarci sopra i nostri egoismi e ad unirci. Questa è la panacea che il mondo sta cercando. Eliminare lo stato ebraico non risolverà i problemi del mondo. Se non altro, ritarderà la loro soluzione perché il popolo d’Israele avrà ancora la possibilità di unirsi e quindi di dare l’esempio.
Soprattutto in questo momento in cui l’antisemitismo aumenta in tutto il mondo, possiamo sfruttare questo odio secolare e unirci sopra i nostri egoismi, divenendo così ancora una volta il popolo di Israele unito, il modello di unione e fratellanza di cui il mondo tanto disperatamente necessita. Abbiamo tanto lavoro davanti a noi, non sprechiamo tempo.
Originariamente pubblicato su L’Huffington Post Italia