La scorsa settimana ho appreso che la prestigiosa Università di Berkeley intendeva offrire un corso sugli “insediamenti coloniali” in Israele, ovvero, gli Ebrei visti come colonialisti. “Avvalendosi della letteratura sulla decolonizzazione, il corso doveva esplorare le possibilità di una Palestina decolonizzata”. In altre parole, parliamo di come sradicare del tutto Israele. Tuttavia, i moderatori del corso non solo avevano l’intenzione di esplorare queste possibilità, ma agli studenti sarebbe stato anche richiesto di “ricercare, formulare e presentare alternative non coloniali alla situazione attuale”.
Di fronte alle critiche sui pregiudizi e sulla violazione degli standard accademici dell’università, il corso è stato annullato dalla stessa. Eppure, l’annullamento del corso non migliora l’atmosfera tossica che gli studenti ebrei devono sopportare ogni giorno nei campus americani.
Sentir parlare di questo corso mi ha ricordato di una triste serata che trascorsi nel 2004 presso l’Università di Berkeley Hillel. Quella sera, mi recai lì per tenere una lezione sulla Saggezza della Kabbalah, su quello che dice a proposito dell’unione degli Ebrei e il ruolo del popolo ebraico nel mondo. Era una sera fredda e fredda fu l’accoglienza. Per quanto provai, non riuscii ad entrare in contatto con gli studenti; non avrebbero mai potuto accettare che il popolo ebraico avesse un ruolo e un impegno per il mondo.
Subito dopo la conferenza, un uomo mi si avvicinò e mi disse che Hillel non era il posto giusto per parlare del ruolo del popolo ebraico, che le persone in quel luogo hanno tutto ciò di cui hanno bisogno. Cercai di dirgli che l’essere ebrei non riguarda ciò di cui abbiamo bisogno, ma riguarda quello che serve agli altri, ciò di cui necessita il resto del mondo. Provai a spiegare di dover unirci non per il nostro bene, ma per il bene del mondo, il quale è alla ricerca disperata di un modo per farlo nella nostra società iperegocentrica e che siamo destinati ad essere il modello che essa seguirà. Egli non fu in grado di ascoltarmi. Il messaggio non riuscì semplicemente a penetrare.
Ripartii. Senza connessione con la loro nazione e il suo ruolo nel processo che il mondo sta vivendo, senza capire quanto il futuro del mondo dipenda dalla correzione che Israele deve effettuare, sapevo che non c’era futuro per gli ebrei di San Francisco.
Il corso che l’Università di Berkeley intendeva offrire è solo l’inizio della prossima ondata di antisemitismo che si è diffuso in tutti i campus americani. Presto i campus non cercheranno nemmeno di mostrare una facciata di integrità accademica. L’unico scopo di questi corsi sarà quello di promuovere la causa palestinese e di delegittimare Israele.
Gli studenti ebrei si sentono già molto a disagio nei campus, talvolta anche minacciati. Molti hanno paura di indossare simboli ebraici come collane con la stella di David e la kippah. Possiamo immaginare come si sentiranno quando questi corsi si diffonderanno ovunque? E se pensiamo di poter distinguere tra sentimenti anti-israeliani e sentimenti anti-ebraici, possiamo imparare qualcosa guardando ciò che sta accadendo in Europa.
La moratoria è finita
Fino a pochi anni fa, sembrava che gli ebrei americani avessero trovato una qualche formula segreta per dissolvere l’antisemitismo. All’inizio del XX secolo e anche nel 1950, l’antisemitismo, palese o occulto, era ancora abbastanza incontrollato e gli Ebrei spesso venivano esclusi da università, club e da alcune occupazioni. Tuttavia, dopo l’Olocausto e la successiva creazione dello Stato di Israele, sembrava fosse cominciata una nuova era e che l’antisemitismo fosse scomparso con Hitler.
Ma ora il vento è cambiato. Liel Leibovitz ha scritto sul Tablet Magazine, e io concordo, che per gli ebrei americani, chiunque vinca queste elezioni, “La politica cambierà in modi che non possiamo nemmeno cominciare a comprendere, ma segnerà, in modo non trascurabile, la fine di oltre mezzo secolo di prosperità degli ebrei americani”. Pur ritenendo che una vittoria della Clinton indurrà un declino molto più veloce e sinistro, la tendenza sarà la stessa a prescindere dal vincitore.
La moratoria sul palese odio verso gli ebrei sta rapidamente volgendo al termine. Se vogliamo evitare un’altra tragedia nella successione infinita di persecuzioni, stermini ed espulsioni, dobbiamo agire adesso e nell’unico modo che ci hanno insegnato i nostri antenati.
Unità, la nostra prima difesa
“La prima difesa contro le calamità è rappresentata dall’amore e dall’unione. Quando ci sono amore, unione e amicizia tra tutti in Israele, nessuna calamità può colpirli” (Maor Vashemesh). “Ad ogni generazione, ci viene comandato di rafforzare l’unità tra noi così i nostri nemici non ci possono dominare” (The Book of Consciousness). “Quando l’unità rende Israele come prima, Satana non avrà un posto in cui insinuare l’errore. Quando loro sono come un solo uomo con un solo cuore, diventano un muro fortificato contro le forze del male”(Shem Mishmuel). “Questa è la garanzia reciproca su cui Mosè ha lavorato tanto duramente, prima della sua morte, per unire i figli di Israele. Tutti in Israele sono garanti l’uno dell’altro, il che significa che, quando sono insieme, vedono solo il bene” (Trasmissione Vocale).
Prima della distruzione del Tempio, i nostri antenati svilupparono un metodo di connessione unico. Non soppressero il carattere o le abilità dell’altro, non si sfruttarono a vicenda, usarono le loro capacità individuali per il bene comune, creando così una società che nello stesso tempo sostenesse la realizzazione personale di ognuno e rafforzasse il tessuto sociale che la teneva insieme.
I nostri antenati non soppressero le loro differenze o le sottovalutarono. Cambiarono solo lo scopo per cui lavorare. Invece di cercare di avanzare individualmente, cercarono di far avanzare tutta la società, creando una situazione favorevole in cui tutti guadagnano.
Questa differenza apparentemente piccola crea una profonda trasformazione. Si crea un interesse comune nel realizzare pienamente il potenziale personale di ogni membro della comunità. Inoltre, questo rende ogni membro della comunità personalmente interessato nel realizzare il pieno potenziale di ogni altro membro della comunità, poiché questo aumenta la prosperità di tutti gli altri membri della comunità. In breve, questo cambiamento di obiettivo trasforma da teoria in pratica il principio di “Ama il tuo amico come te stesso”.
Oggi quel metodo di connessione, semplice ma efficace, che i nostri antenati perfezionarono e si impegnarono a condividere con le nazioni, è indispensabile per la sopravvivenza della nostra società. Ora, come ci hanno detto i nostri saggi, dobbiamo applicarlo per il nostro bene e per il bene di tutta l’umanità.
La nostra unica risorsa
Nel profondo, ogni ebreo porta un ricordo latente di questa connessione e del nostro obbligo di trasmetterla. Nel profondo, ogni non-ebreo sente che gli Ebrei in qualche modo sono uniti e si prendono cura l’uno dell’altro. Molti non-ebrei sanno che l’unità degli Ebrei è una cosa potente, ma molti di loro lo interpretano male e pensano che vogliano dominare il mondo. È rigidamente codificato in natura che noi saremo portatori del messaggio di pace e di unità dando l’esempio, così fin quando eviteremo di farlo, la gente ci considererà dei malfattori. Dobbiamo riaccendere la nostra unità e condividerla con il mondo. Come ha scritto l’antisemita Henry Ford: “I moderni riformatori, che stanno costruendo sistemi sociali modello, farebbero bene a studiare il sistema sociale in base al quale si sono organizzati i primi ebrei.”
Agli occhi del mondo, la nostra esistenza è giustificata solo se gli diamo la pace e la felicità che merita. Fino a quando saremo disuniti non diffonderemo unità. Invece di essere “Una luce per le nazioni”, diffondiamo il contrario, e il mondo, giustamente, ci rifiuta.
Dobbiamo biasimare solo noi stessi per l’odio nei nostri confronti. Finché ci comporteremo male l’uno con l’altro, il mondo si comporterà male con noi, dato che non possiamo diffondere la bontà. Ma se utilizzeremo questa risorsa speciale, il metodo di connessione unico che insegna come realizzare il potenziale personale di ognuno, consolidando nel mentre la società, il nostro esempio chiarirà al mondo perché esistono gli Ebrei e perché gli Ebrei sono indispensabili per la loro felicità.
La legittimità dei corsi universitari come quello citato all’inizio di questo articolo esiste solo finché non sappiamo perché siamo qui e qual è il nostro scopo nella vita. Ma quando ci renderemo conto di chi siamo e quale grande dono di unità dobbiamo fare al mondo, l’umanità ci abbraccerà per la prima volta e per sempre.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu