Il nuovo anno comincia con un’unica certezza che racchiude in sé l’opportunità per la più grande trasformazione che l’umanità abbia mai sperimentato.
Mentre entriamo nel nuovo anno, tante incertezze prendono forma davanti a noi. Per molti il neo-presidente Trump porta la promessa di un futuro migliore. Altri temono questo cambiamento. Ma anche quelli che sono ottimisti vedono, sicuramente, che far tornare l’industria negli Stati Uniti non sarà una facile, se non impossibile, impresa, come pure che l’economia sarà dura da ravvivare e che l’instabilità globale sta toccando vette senza precedenti.
Il 2016 ha portato via dal mondo qualcosa di importante, insieme alle tante celebrità e personalità pubbliche che ci hanno lasciato. Si tratta di quella intima sensazione che, tutto sommato, conoscevamo il nostro mondo e le nostre realtà.
Il nuovo anno sa di territorio sconosciuto mai come prima. Per il vocabolario Merriam-Webster , la parola che ci farà ricordare dell’anno 2016 sarà “surreale”. Con la Brexit, Trump, gli scioccanti attacchi terroristici che abbiamo visto e i tanti altri incidenti che hanno colto la gente di sorpresa, bene o male, c’è ora la sensazione che le regole del gioco al quale stavamo giocando, stiano profondamente cambiando.
Questa “rivoluzione” nelle nostre vite potrebbe sembrare spaventosa, ma di fatto preannuncia trasformazioni profondamente positive. La parola ebraica “mashber” (crisi) denota anche il luogo di nascita. Significa che quando le cose sembrano crollare, questo è il segno che qualcosa di nuovo vuole prendere il loro posto. Ora è esattamente quel momento.
L’evoluzione nei lavori
Nonostante l’opinione comune, l’evoluzione umana non è terminata. Nel loro libro, The Ten Thousand Year Explosion (L’esplosione dell’Anno Diecimila), Gregory Cochran e Henry Harpending hanno scritto a proposito di quanto la cultura avesse aumentato l’evoluzione umana: “L’evoluzione umana non si fermò quando apparvero gli uomini anatomicamente moderni o quando si espansero fuori dall’Africa. Non si è mai fermata, e perché avrebbe dovuto?” Essi spiegano che la cultura viene spesso identificata come espressione artistica, come scienza, tecnologia, morale e leggi, per esempio; ma può anche essere definita come la comprensione di un comportamento socialmente condiviso. Dalla loro prospettiva, gli umani sono una specie così dipendente dalla cultura e dalla tecnologia che l’adattamento culturale ha sostituito quello biologico.
Nei decenni, gli umani hanno attraversato continui cambiamenti culturali ad un ritmo in costante aumento. Tuttavia ora siamo testimoni della fine di un’era. Qualcosa nel nostro sviluppo culturale sembra aver rallentato e sembra essere arrivato gradualmente al capolinea. L’egoismo umano, il nostro desiderio di progredire, conquistare ed avere successo, il vero motore che ci ha spinti in avanti, ha ora fatto il suo corso.
Non possiamo più svilupparci attraverso la stessa forma di competizione. Questo è sempre più evidente nelle nuove generazioni, che hanno perso la motivazione dei loro predecessori di avere successo e di avanzare nel mondo del lavoro. Sta diminuendo il piacere che deriva dal lavorare e dal fare carriera, così come il desiderio di sposarsi ed avere dei figli. Mentre la nostra cultura evidenzia una forte dipendenza dagli smartphone, ed è colpita dal consumismo, dalla depressione, dall’ansia e dalla solitudine che crescono vertiginosamente, esiste una grande perdita del significato della vita. Tanti trovano rifugio nelle droghe, così non c’è da stupirsi che gli stessi governi siano al lavoro per legalizzarle in modo da evitare il caos che un pubblico annoiato, deviato e frustrato potrebbe infliggere alla società.
Il cammino sotto ai nostri piedi
Il mondo sta cercando una nuova strada che tuttavia non può essere trovata sullo stesso livello in cui ci troviamo ora. La verità sull’inefficacia di tutti i metodi precedenti per raggiungere i nostri scopi comuni è stata rivelata con grande intensità. Abbiamo riconosciuto pubblicamente il grande fallimento della democrazia liberale nel raggiungere l’uguaglianza, la coesione e l’armonia, tutti traguardi che aveva promesso di regalare alle nostre società. La sconfitta del capitalismo nel dare opportunità a tutti è evidente con la costante crescita dei dislivelli economici. Il fallimento nel raggiungere una continua crescita economica, preservando il nostro pianeta ed il nostro ecosistema, ci sta portando sull’orlo di una catastrofe climatica; e poi c’è l’insuccesso nel raggiungere la cooperazione internazionale per gestire le tante problematiche sulla sicurezza… e la lista continua.
L’umanità sta sperimentando la fine del suo stadio di sviluppo egoistico proprio così come un bruco che ha mangiato tutto ciò che poteva, si è fatto il bozzolo in uno spazio buio e ristretto, nel quale la sua vecchia forma si disintegrerà per diventare il proprio nutrimento e i mattoni per fare emergere una creatura completamente nuova. Il bozzolo è buio e così pure sembra incerto il nostro futuro, mentre le nostre istituzioni crollano. Tuttavia, nonostante l’oscurità della situazione, esistono già i progetti per la nostra imminente e migliorata forma.
Dentro alla “zuppa” amorfa del bruco che mangia se stesso, ci sono alcuni gruppi di cellule altamente organizzate, conosciute come “dischi immaginali” che sopravvivono al processo digestivo. Queste cellule diventeranno gli organi della farfalla, una creatura completamente nuova. Anche l’umanità è sull’orlo della scoperta di una nuova forma nella sua evoluzione. Tuttavia, diversamente dal bruco, dovrà raggiungerla in modo consapevole.
Nel 2017 dovremo arrivare alla connessione, altrimenti…
La Dottoressa Elisabet Sahtouris, biologa specializzata in evoluzione, spiega che nell’evoluzione esiste uno schema ripetitivo, nel quale la competizione aggressiva conduce alla minaccia dell’estinzione, anche se poi viene evitata dalla formazione di alleanze collaborative. In natura, appaiono nuove forme di connessione di molecole ed organismi che non si erano mai connessi prima nello stesso modo. Per avanzare, l’umanità deve emulare la natura e scoprire la sua nuova forma, attraverso nuove connessioni fra i suoi componenti.
Sino a qui, abbiamo visto vari tentativi di formare “unioni”, come la UE, che si sono però dimostrati fallimentari. Si è trattato di unioni di banche, di egemonie di benessere e di potere, ma nessuna ha avuto successo nel creare reale unione fra le persone. Ci è stato venduto un concetto di unione che serve solo alle èlite. Chi non si trova ai vertici del potere è andato avanti con quel miraggio, ingannevolmente portato a vedere il mondo attraverso il lavaggio del cervello deformante dei media al soldo delle èlite stesse. Tuttavia, il processo naturale di sviluppo che l’umanità sta attraversando farà comunque il suo corso.
Così come il tentativo russo di imporre il comunismo sul suo popolo non è andato a buon fine, l’America e ogni altra nazione del mondo non avrà successo sino a che tutti non comprenderanno la legge dell’evoluzione della natura attraverso la connessione. L’unico modo di “aggiustare” l’economia, la politica, la cultura, l’educazione e tutto il resto nella nostra società, e che richieda anche un cambiamento, avviene attraverso una guarigione reale delle relazioni umane.
Rimandare questa soluzione è pericoloso, perché quando lo strappo fra il nostro comportamento e il corso naturale dell’evoluzione è troppo ampio, ci ritroviamo a fare i conti con una crisi dalla quale è difficile fuggire. Per cambiare in qualche modo l’ordine delle cose arrivano sempre rivoluzione o guerra.
L’educazione è la chiave di tutto
Per ritornare in carreggiata, dobbiamo imparare da quella società che è riuscita a formare le connessioni fra le persone, proprio quelle che sono ora necessarie all’umanità. Per secoli, gli Ebrei si sono concentrati su un’educazione che potesse creare società fiorenti basate sul supporto reciproco, sulla fiducia e sullo sviluppo positivo. Spesso trascurata, la saggezza ebraica è intrisa di insegnamenti di unione e amore. Rabbi Nachman scrisse: “L’essenza della vita, dell’esistenza e della correzione di tutta la creazione sta nella connessione di persone di diverse opinioni, che si integrano insieme con amore, unione e pace” (Likutey Halachot- Regole Miste).
La nazione di Israele venne fondata ai tempi dell’antica Babilonia, intorno alla comprensione della legge “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Prima che si radunassero attorno ad Abramo per ricevere i suoi insegnamenti, gli ebrei erano dei semplici babilonesi che vivevano le loro semplici e naturali vite. Sotto Abramo subirono un processo che li modellò in un popolo che conosceva se stesso e che capiva gli altri; che sapeva come trattarsi a vicenda, come trattare la natura, gli animali, gli alberi ed il mondo attorno a sé.
I princípi su come relazionarsi correttamente con gli altri e con il mondo in genere, divennero caratteristiche uniche di questa grande e antica cultura. La loro educazione comprendeva anche come evitare la critica degli altri, come aiutarli tramite l’esempio e senza costrizione, com’è scritto: “Non giudicare il tuo prossimo sino a che non ti sei trovato nella sua stessa condizione” (Pirkei Avot 2:5). Gli insegnamenti erano unici per ogni individuo, come implicito nella regola “Insegna al bambino in quale direzione deve andare” (Proverbi 22:6), portando tutti gli individui a realizzare il proprio potenziale nel miglior modo possibile, a beneficio dell’intero sistema.
Nella nostra cultura non ci viene insegnato come superare la nostra natura egoistica; ma alle persone di Israele fu insegnato ad essere connesse “Come un solo uomo con un solo cuore” e come prendersi cura gli uni degli altri attraverso la garanzia reciproca. Questo richiedeva tanta pratica, la quale cominciava ad un’età molto giovane e continuava per tutto il resto della loro vita. L’intera nazione attraversò questo processo nei giorni di Abramo e, successivamente, con Mosè durante i 40 anni nel deserto. Entrarono nella terra di Israele solo quando furono pronti ad unirsi come una sola nazione.
Prima della distruzione del Tempio, il popolo di Israele prosperava in un’atmosfera di attenzione reciproca; tuttavia, anche dopo il grande esilio, le fondamenta e le pratiche che riuscirono a mantenere, gli consentirono di sopravvivere anche alle più grandi difficoltà.
Benché la sua forma originale andò persa dalla maggior parte delle persone ebraiche, tanti vi hanno fatto appello per ravvivare il metodo che è conosciuto come “L’essenza della Torah”, non solo per il bene di Israele ma anche per il bene dell’umanità. Rabbi Kook scrisse: “L’esilio ha menomato il nostro carattere unico e ci ha oppressi, ma non ha distrutto nemmeno una particella delle nostre vere qualità. Tutto ciò che eravamo è ancora con noi, tutto ciò deve essere grande, e anche se ora sembra piccolo, appassito e consumato, crescerà e sboccerà di nuovo” (Orot p. 84).
Questo metodo pratico di connessione che non fu mai pensato solo per il popolo ebraico, ha atteso proprio i giorni nostri per aiutare l’umanità a fare il salto evolutivo che deve fare. Il popolo Ebraico fu “eletto” per essere un “prototipo”, cioè i “dischi immaginali” che avrebbero aperto una nuova forma di esistenza per l’umanità, quando i tempi sarebbero stati maturi.
L’anno che verrà
Mentre il mondo avanza senza una reale connessione, raggiungerà presto un punto esplosivo e verrà a cercare Israele. Israele deve cominciare a fare ritorno al suo destino dimenticato e ad esportare il suo approccio educativo, e deve farlo anche in fretta. Penso che nel prossimo futuro la minaccia del terrorismo costituirà una delle forze principali che spingerà l’umanità a connettersi. Tuttavia, il percorso per realizzare un cambiamento positivo, sia nell’anno che verrà che in quelli che seguiranno, deve passare per l’educazione e per la nostra volontà di lasciarci condurre dove la nostra naturale evoluzione ci sta portando.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu