Fare la pace (shalom) significa formare un intero (shalem): quando gli opposti si uniscono e creano qualcosa che non è nessuno dei due, ma consiste di entrambe le parti.
Vetri rotti e cori di pessimo gusto come “Sotto accusa!”, “Sei la pxxxxxa di Putin!”, “Non sei il mio presidente”, hanno scandito la Marcia delle Donne tenutasi il 21 Gennaio 2017 a Washington. Per non parlare delle celebrità che si sono lasciate andare a commenti poco appropriati, inveendo contro Trump e confessando apertamente di avere fantasticato sul far saltare in aria la Casa Bianca (dopo che il nuovo presidente vi si fosse stabilito). Abbiamo anche assistito al servizio di una famosa rete televisiva, che ipotizzava un “tragico scenario” nel quale il neo-presidente veniva assassinato e, di conseguenza, il Partito Democratico rimaneva al potere.
Tutto questo e molto altro si è visto alla “Festa di accoglienza” dei liberali per l’amministrazione entrante. Se Hillary avesse vinto le elezioni, i repubblicani avrebbero reagito allo stesso modo? E se vi fossero stati episodi di natura analoga nel caso l’esito delle elezioni fosse stato diverso, i democratici e i liberali li avrebbero considerati legittimi?
Il Presidente Trump, come ci si aspettava, ha pronunciato un discorso di insediamento giustamente combattivo, seguito da una dichiarazione ancora più bellicosa pronunciata da Sean Spicer, l’addetto stampa della nuova amministrazione.
L’America è chiaramente divisa a metà.
Dal liberalismo al fascismo, passando per il narcisismo
L’autore e giornalista Nicholas Kristof, che ha vinto due premi Pulitzer, è anche un assiduo collaboratore della CNN, e scrive un editoriale per il New York Times sin dal novembre del 2001. Per sua stessa ammissione, è uno scrittore progressista liberale. Il 7 maggio 2016, Kristof ha scritto un editoriale dal titolo “Una confessione di intolleranza liberale”, nel quale si è lamentato del bigottismo dei suoi colleghi progressisti. “Le università sono il fondamento dei valori progressisti”, ha scritto Kristof, “ma un certo tipo di diversità, che le università ignorano, è quella ideologica e religiosa. Noi stiamo bene con le persone che non sembrano come noi, a patto che la pensino come noi”. Alla fine di una lunga e dettagliata descrizione del pregiudizio contro i conservatori nel mondo accademico, Kristof conclude che forse “noi progressisti dovremmo prenderci una breve pausa nell’attaccare l’altra parte e, in senso più ampio, incorporare i valori che noi supponiamo vengano dal cuore, come la diversità altrui, nei nostri programmi”.
Otto mesi dopo la pubblicazione di questo articolo, nel gennaio del 2017, vediamo che nulla è cambiato. I progressisti sono regrediti ancor di più, molto di più. Oggi delegittimano, demonizzano e guardano dall’alto verso il basso qualsiasi persona il cui punto di vista sia diverso dal loro. Questi paladini autoproclamati della democrazia sopprimono il pluralismo, la libertà di pensiero e la libertà di parola. E fanno tutto questo nel nome del liberismo, mentre si crogiolano facendosi giustizia da sé.
Ma i liberali non sono gli unici proprietari del bigottismo. I pregiudizi e la ristrettezza mentale esistono da entrambe le parti dello scenario politico. In una generazione di puro egoismo, molte persone si sono discostate dal credere che ogni punto di vista sia legittimo finché non danneggia gli altri, attraverso la convinzione che solo la mia opinione è legittima, credendo che solo il mio punto di vista sia legittimo e che chiunque non sia d’accordo con me non dovrebbe esistere, o perlomeno non dovrebbe avere alcuna voce in capitolo in tutto ciò che riguarda la mia vita.
Dobbiamo imparare da questo. Si tratta di una prova triste e lampante che qualsiasi ideologia, per quanto geniale possa sembrare a prima vista, è destinata a diventare fascista e totalitaria a meno che non faccia della connessione umana la sua priorità assoluta. E dal momento che oggi siamo molto più egocentrici rispetto alle generazioni precedenti, le nostre ideologie pluraliste, liberali, e democratiche, diventano autoritarie e fasciste molto più velocemente rispetto a prima.
Non ho alcun dubbio che se la nuova amministrazione promuovesse un rigido programma conservatore, non durerebbe a lungo. Nel secolo scorso, abbiamo visto intere nazioni appoggiarsi prima all’estrema sinistra e poi all’estrema destra. Ma in tutti questi casi, i governi sono crollati, il popolo si è ribellato, ne è seguita una carneficina e tutti ne hanno pagato le conseguenze. Se ripetessimo questo ciclo nel XXI secolo, la guerra ad alta tecnologia e le armi di distruzione di massa farebbero sembrare le atrocità del secolo scorso solo una passeggiata al parco. Abbiamo bisogno di guardare le opinioni politiche degli altri da una prospettiva diversa.
Poniamo fine alla strategia del “Regnare dall’alto”
Il Talmud ci dice (Shabbat 156a) che una persona che nasce con un’affinità per il sangue, dovrebbe essere aiutata a divenire un macellaio o un chirurgo, altrimenti diverrà un assassino. Noi siamo tutti diversi, ma invece di celebrare le nostre differenze e accogliere tutti i contributi costruttivi delle nostre singolari prospettive, noi cerchiamo di eliminare le opinioni degli altri e posizionare noi stessi come gli unici detentori della verità. Così facendo, ci autocondanniamo alla stagnazione e alla regressione, inducendo il nostro declino attraverso la ribellione di coloro ai quali abbiamo soppresso le opinioni mentre eravamo al potere.
Questo atteggiamento di “Regnare dall’alto”, che l’umanità ha coltivato fin dagli albori della storia, è giunto al capolinea. Abbiamo rovinato il nostro habitat, il Pianeta Terra ed abbiamo rovinato la nostra società. Tutto ciò che facciamo, non importa quanto nobile possa essere, diventa corrotto e maligno, un riflesso del nostro atteggiamento l’uno verso l’altro. Nei trent’anni passati dalla prima connessione ad Internet, abbiamo trasformato la promessa di connettere le persone di tutto il mondo le une alle altre, in una realtà di pubblica gogna online, bullismo, disinformazione e falsità. Niente riflette il nostro maltrattamento nei confronti degli altri meglio di Internet. Ma siamo ancora in tempo per cambiare rotta.
In tutta la natura, le differenze creano armonia ed equilibrio, piuttosto che il disordine. La diversità delle specie garantisce la stabilità degli ecosistemi, e la diversità delle funzionalità degli organi del nostro corpo garantisce la nostra salute. Per esempio, il fegato, il cuore e i reni lavorano in modo molto diverso, ma tutti richiedono sangue. Se non sapessimo che questi organi si completano a vicenda per mantenere la nostra salute, potremmo pensare che essi sono in competizione per la stessa risorsa. Eppure, senza ognuno di loro saremmo morti.
Cerchiamo di capire cosa significa “fare la pace”
Proprio come tutte le parti dei nostri corpi, “umanità” non è un nome generico che identifica “molte persone”; essa denota un’entità di cui tutti noi siamo parte fondamentale. Se manteniamo la visione di noi stessi come esseri separati, allora dovremo lottare per la nostra sopravvivenza oppure potremo isolarci con i nostri medicinali antidepressivi o altre sostanze che creano dipendenza, nell’attesa che passi questo disturbo chiamato “vita”. Al contrario, se ci elevassimo al di sopra della nostra meschinità solo per un momento, scopriremmo una realtà ben diversa in cui siamo tutti connessi e ci sosteniamo a vicenda.
Il libro Likutey Halachot (Regole Assortite) scrive: “L’essenza della vitalità, dell’esistenza e della correzione della creazione è realizzata da persone di diverse opinioni mescolate insieme in amore, unione e pace”. Quando i nostri antichi saggi parlavano di pace, non si riferivano all’assenza di guerra. Per evitare la guerra, possiamo semplicemente evitare il contatto con tutte le altre persone. La parola shalom (pace) deriva dalla parola ebraica shlemut (completezza). Fare la pace significa formare un intero. Prendere due opposti e unirli in modo che essi formeranno un tutt’uno. Si tratta di un soggetto che non è nessuno dei due, ma è il frutto di entrambi, una creazione che non avrebbe potuto essere fatta senza entrambi e che ciascuno di essi ama profondamente. Proprio come un uomo e una donna insieme creano un bambino che non è né la madre né il padre, ma che è l’amata creazione di entrambi, la pace è quella perfezione che risulta dai due opposti, creata da due punti di vista contrastanti.
Questo è il motivo per cui il Talmud ci dice che ogni tendenza, anche quella che sembra la più criminale, può essere trasformata in positivo; basta solo usarla correttamente, creando un’entità superiore che nasca dalla sua fusione con altre qualità. Nel suo saggio “La Libertà”, Baal HaSulam scrive che “Quando l’uomo raggiungerà il suo obiettivo di completo amore per gli altri, tutti i corpi del mondo si uniranno in un unico corpo e in un solo cuore. Tuttavia, a fronte di questo, dobbiamo stare attenti a non portare le opinioni delle persone così vicine che il disaccordo e la critica potrebbero essere appianate, perché l’amore porta naturalmente con sé la vicinanza delle opinioni. E se dovessero vanificarsi le critiche e il dissenso, cessando ogni progresso in concetti e idee, la fonte della conoscenza del mondo si inaridirà”.
“Questa”, continua Baal HaSulam,”è la prova che siamo obbligati ad avere la massima cautela nel trattare con la libertà dell’individuo per quanto riguarda i concetti e le idee. Tutto lo sviluppo, sia quello della saggezza che quello della conoscenza, si basa sulla libertà dell’individuo. Quindi, noi siamo stati messi in guardia: dobbiamo conservare le libertà personali con molta attenzione”.
Quando i liberali si sentono autorizzati a ostracizzare gli altrui punti di vista, non sono più liberali; essi diventano i tiranni che distruggono la nostra società. Prego che la nuova era appena iniziata non venga trascinata nella stessa trappola dal richiamo del potere.
Il segreto della saggezza ebraica
Secondo qualsiasi unità di misura, in media, gli Ebrei eccellono in maniera accademica. Purtroppo, per la maggior parte delle cose, usiamo le nostre abilità per le finalità sbagliate, cioè per ottenere ricchezza e potere. Ma la radice della nostra saggezza non risiede nei nostri geni; essa è un residuo della saggezza che abbiamo sviluppato e coltivato per secoli mentre eravamo sovrani nella terra di Israele: la saggezza di come connettere i punti di vista contrastanti e creare una nuova entità chiamata “pace” , che nasce proprio dall’unione di quelle visioni contrastanti.
Il filosofo e storico, Nikolai Berdyaev, ha scritto in The Meaning of History (Il significato della storia): “La sopravvivenza degli Ebrei, la loro resistenza alla distruzione, la loro sopportazione in condizioni assolutamente peculiari e il fatidico ruolo da loro svolto nella storia; tutto questo punta alle particolari e misteriose fondamenta del loro destino”. Allo stesso modo, l’autore Mark Twain, nel suo saggio Concerning the Jews (A proposito degli Ebrei), si chiedeva in merito alla loro sopravvivenza: “L’Egiziano, il Babilonese e la rosa di Persia hanno riempito il pianeta con il loro suono e lo splendore, poi sono scomparsi come i sogni al mattino; i Greci e i Romani li hanno seguiti, hanno fatto un grande rumore e se ne sono andati. L’Ebreo li ha visti tutti, li ha battuti ed ora è quello che è sempre stato. Tutte le cose sono mortali, tranne l’Ebreo; tutte le altre forze passano, ma lui rimane. Qual è il segreto della sua immortalità?”
Il segreto è il seme dell’unione al di sopra delle differenze che giace dormiente dentro di noi, quella “essenza della pace” che ho citato in precedenza.
A noi Ebrei è stato concesso di essere un popolo solo quando ci siamo uniti “Come un solo uomo con un solo cuore”. Una volta che ci siamo impegnati a farlo, siamo stati proclamati “nazione” e ci è stato affidato il compito di essere “Una luce per le nazioni”. Questa è la realtà dei fatti, siamo stati chiamati a mostrare al mondo come utilizzare le nostre differenze per creare un’entità superiore, un nuovo shlemut (pace), invece di combattere l’uno contro l’altro per il potere. Ma da duemila anni ci siamo dimenticati di farlo. Siamo caduti nel bigottismo e nella divisione, ben sapendo che queste qualità non ci offrono alcuna via d’uscita dall’odio e dall’estremismo, che si intensificano così in tutto il mondo. Non c’è da meravigliarsi che il mondo ci odi; non stiamo facendo quello che siamo tenuti a fare.
Gli Ebrei che promuovono il liberalismo oggi, non lo fanno come metodo per creare l’unione al di sopra delle differenze. Essi rimarcano solo la separazione delle menti e dei cuori. Così facendo, negano al mondo l’unica via per la pace. Di conseguenza, l’umanità, che inconsciamente percepisce che noi le stiamo negando la chiave per mitigare l’odio, ci sta dando la colpa per tutte le guerre nel mondo.
Ora che Trump è al potere ed ha posto il suo veto su tutte le risoluzioni che l’Unesco ha emanato contro Israele, dobbiamo sfruttare i benefici di questa pausa che ci è stata data e cercare di unirci al di sopra delle nostre differenze. Invece di coltivare il liberalismo, proviamo a far crescere quel pluralismo di opinioni che serve come base per un’unione superiore. Come ho citato sopra, dobbiamo mantenere le nostre differenze e costruire la nostra unione al di sopra di esse.
Si tratta di un processo educativo a cui tutti noi abbiamo bisogno di sottoporci insieme. L’educazione ebraica, nel suo nucleo, non è stata creata per rendere le persone più intelligenti ma insegna alle persone la legge generale della Torah: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Questa è tutta la legge ebraica. Se teniamo presente questa singola regola, siamo Ebrei. Se non lo facciamo, siamo tutt’altro che Ebrei e il mondo sente che non abbiamo alcun diritto sulla terra di Israele, né tantomeno di esistere sulla faccia della Terra.
L’America è divisa e la chiave per la guarigione dalle divisioni si trova fra noi. Ora abbiamo la possibilità di fare la differenza. Tuttavia, dobbiamo sbrigarci, prima che la marea dell’odio antisemita ci sommerga ancora una volta.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu