Ben nascosta dietro ad un’apparente libertà di parola, l’America è diventata un paese fascista, nel quale è permesso avere un solo punto di vista.
Il 18 febbraio scorso, il presidente Trump ha tenuto a Melbourne, in Florida, un comizio in stile campagna elettorale, durante il quale ha definito i media “il nemico”, “le notizie false”, e ha dichiarato: “Sono parte di un sistema corrotto”. A giudicare dagli incessanti tentativi dei Democratici di sabotare gli sforzi di Trump per rafforzare la sua posizione di uomo chiave, dalla sfilza di storie distorte o inventate da parte dei media che pretendono di dimostrare la disonestà del presidente, fino all’esercito di agitatori sul campo che l’Organizing for Action (l’Organizzazione per l’Azione) di Obama ha inviato allo scopo di disturbare tutte le riunioni municipali e per creare la messinscena che la nazione è con i Democratici, sembra che il presidente abbia ragione: esiste una guerra contro di lui su molteplici fronti.
In tal caso, la cosa logica da fare per Trump sarebbe appunto quella di parlare direttamente con la gente. Purtroppo, il presidente americano non può aspettarsi dai media americani di ricevere una cronaca veritiera. Peggio ancora, a causa del modo nel quale i media sono strutturati, il presidente non può neppure sperare che essi possano cambiare tono nei suoi confronti.
Non è una questione di politica; è una questione di identità. Donald Trump non fa parte dell’élite che ha governato e sfruttato l’America per decenni e di cui Obama e la Clinton erano gli esecutori materiali. Ma dato che questo pool di persone deve nascondere le proprie intenzioni, le copre con un programma umanistico fasullo i cui punti cardine sono il prendersi cura degli immigrati e il sostenere l’Obamacare.
La diversità è necessaria
Il Liberalismo, di per sé, è un’ideologia molto nobile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, diversi paesi occidentali hanno adottato il programma liberale come “antidoto” contro Fascismo e Nazismo. Tuttavia, una società non può essere vitale e attiva a meno che molte opinioni diverse non generino un contrasto fra loro e in questo processo divengano brillanti e raffinate. Quando tutte le parti comprendono che la diversità delle opinioni crea vitalità, rafforzano la loro società e ne accrescono la capacità di affrontare i cambiamenti.
La nostra tradizione ebraica incoraggia la diversità e il dibattito come mezzi per migliorare la coesione sociale. Il grande Rav Kook scrisse (Lettere del Raiah): “La grande regola sulla guerra delle opinioni, quando ogni opinione va a contraddirne un’altra, è che non serve smentire nulla, piuttosto costruire al di sopra di esse, e pertanto ci eleviamo”. Similmente, Martin Buber in Nation and World (La Nazione e il Mondo) ha scritto: “Non è della neutralità che abbiamo bisogno, ma di coesione, la coesione della responsabilità reciproca. Non siamo obbligati ad offuscare i confini fra fazioni, circoli e partiti, ma dobbiamo condividere il riconoscimento di una comune realtà e condividere il compito della responsabilità reciproca”.
Per generazioni i capi della comunità ebraica hanno inculcato nei loro discepoli una concezione della vita che promuove il conflitto di opinioni come mezzo per trovare la soluzione ideale e, nello stesso tempo, per rafforzare la coesione sociale. Nel Talmud è scritto che “Un padre e un figlio che si impegnano nella Torah, diventano nemici l’uno dell’altro, eppure non si muovono da lì fino a quando non ritornano ad amarsi a vicenda” (Kidushin 30b). Anche ne Lo Zohar (Aharei Mot) è scritto: “Ecco quanto è bello e piacevole che i fratelli siedano insieme. Questi sono gli amici che siedono insieme e non sono separati gli uni dagli altri. In un primo momento, sembrano delle persone in guerra che desiderano uccidersi reciprocamente. Ma poi tornano ad essere in amore fraterno…. E voi, gli amici che sono qui, dato che prima siete stati in affetto e in amore, d’ora in poi non vi separerete … E per merito vostro ci sarà la pace nel mondo”.
Un male inevitabile
Il problema della società Americana oggi non è che il Liberalismo è sbagliato. Il problema è, come dice Buber, che ha negato la legittimità degli “altri partiti”. Il deputato liberale britannico, Sir John Dalberg-Acton, ha dichiarato: “Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe in modo assoluto”. Il Liberalismo è stato l’unico programma legittimo per decenni, ma invece di usarlo per creare una brillante arena di opinioni che si rinvigoriscono a vicenda, è diventato un meccanismo soffocante per cui chiunque sia in disaccordo con ciò che i media ritengono vero, viene svergognato e boicottato. Quando degli uomini d’affari sentono di doversi scusare per aver dichiarato le proprie opinioni, moderatamente conservatrici ma oneste, per paura di mettere a rischio i loro affari, questo non è più Liberalismo e di certo non è Pluralismo. È tirannia. Sotto l’apparente libertà di parola, l’America è diventata un paese fascista, nella quale è permesso avere un solo punto di vista.
Ma c’era da aspettarselo dato che “il potere assoluto corrompe in modo assoluto”. “L’istinto del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza” (Genesi 8:21), non è solo una frase della Bibbia, è proprio ciò che tutti siamo. Questo è il motivo per cui i governanti hanno bisogno di media attenti nel monitorare il loro operato ed anche la ragione per cui i media devono mantenersi veramente liberi e pluralisti.
Ma non è questa la situazione in America. Il Neoliberalismo, ha distrutto l’Europa con l’immigrazione e ha quasi annientato gli Stati Uniti eliminando la classe media, è stato l’unico programma di governo per decenni. Il Neoliberalismo serve gli interessi di un piccolo gruppo èlitario di magnati che controllano l’economia americana, i media e perciò il governo, fino alla Casa Bianca. Loro decidono cosa possa essere raccontato alla gente e cosa sia meglio tacere, chi debba essere screditato e chi glorificato. Controllando i media, hanno dominato il dibattito e l’opinione pubblica e hanno evitato le critiche. Questo è geniale, ma anche deleterio per la società.
Il loro interesse non è cosa sia meglio o peggio per il popolo americano, ciò che a loro interessa è il dominio del mondo. Per mezzo di rappresentanti quali Barak Obama, Hillary Clinton e Bush prima di loro, hanno “rimosso” leader arabi come Muammar Gaddafi, Saddam Hussein e Bashar al-Assad; hanno distrutto le loro città e hanno creato un flusso senza precedenti di migranti diretti verso l’Europa. Non che questi tiranni del Medio Oriente fossero da ammirare, ma se oggi guardiamo all’Iraq, alla Libia o alla Siria, non sarebbe stato meglio per quelle popolazioni se i loro tiranni fossero rimasti al loro posto, piuttosto che la distruzione, la morte, la fame e il terrorismo che oggi rappresentano la loro realtà quotidiana?
Se le persone che guidano il programma “Liberale” in Europa manterranno il controllo sui loro governi, non passerà molto tempo prima che l’Europa accetti la legge della Sharia. Come mostra qui la triste storia del matrimonio forzato di una bambina, questo sta già accadendo, ma si diffonderà più rapidamente se i Liberali avranno ancora successo.
E quello che hanno fatto in Europa, continueranno a farlo in America: questo stesso gruppo consentirà un afflusso incontrollato di migranti verso gli Stati Uniti che metterà in ginocchio il sistema di welfare già ridotto al minimo, creerà un conflitto impossibile di culture e religioni e si tradurrà in un estremismo, da entrambe le parti, che porterà allo spargimento di sangue. E tutto questo sarà fatto in nome del pensiero Liberale, del Pluralismo, dell’Umanesimo e della Democrazia.
Dalla parte della correzione
Potrebbe sembrare che io appoggi completamente il presidente Trump e sia contro il Partito Democratico. In realtà, non ho simpatia per nessuna delle persone coinvolte o per nessun programma in particolare. Ho grande affinità per la diversità al di sopra della quale le persone possono connettersi, dato che la diversità mantiene la società coesa, agile e sana, rafforzando il paese. Al momento, il presidente Trump rappresenta abbastanza bene questo punto di vista, mentre il Partito Democratico, con il suo monarca indiscusso Barack Hussein Obama, non lo fa assolutamente.
Considero la vittoria di Trump come un segno che la società americana sia ancora viva e vegeta. Mi fa ben sperare che sarà anche capace di smaltire la sbornia senza spargimento di sangue e senza trascinare il mondo in una nuova guerra. Se la Clinton fosse stata eletta, non c’è alcun dubbio sul fatto che sarebbe scoppiata la guerra. Russia, America ed Europa stavano già effettuando dei preparativi sul territorio. Adesso, almeno, c’è una possibilità per la pace e la correzione della società.
Ma per educare correttamente la società, tutti i partiti dovranno imparare dalla tradizione ebraica: che “L’amore copre tutte le colpe” (Proverbi 10:12). Rav Yehuda Ashlag, autore del Sulam (La Scala) Commentario a Il Libro dello Zohar, scrisse nel suo saggio “La Libertà”: “Così come i volti delle persone sono diversi, così differiscono le loro opinioni. Pertanto, la società ha il dovere di preservare la libertà di espressione dell’individuo. Ogni persona deve mantenere la propria integrità e la contraddizione e l’opposizione fra le persone dovrebbero rimanere per sempre, per assicurare sempre il progresso della società libera”. I Liberali farebbero bene ad ascoltare il loro “correligionario” Nicholas Kristof del New York Times, che ha scritto: “Noi progressisti dovremmo prenderci una breve pausa nell’attaccare l’altra parte e, in senso più ampio, incorporare nei nostri programmi quei valori che presumibilmente abbiamo a cuore, come la diversità”.
Al momento, Trump non può seppellire l’ascia di guerra e fare la pace con i media perché non è lui che la sta brandendo. Spetta ai media e al Partito Democratico decidere che il loro paese viene prima degli interessi del loro partito, o anche degli interessi dei loro finanziatori. Se non fermeranno la guerra contro Trump, lo costringeranno a combattere. Se Trump vincerà, essi saranno soggetti a severe restrizioni per il futuro e la democrazia americana rischierà di essere ostacolata. Ma se i Democratici riusciranno a far fuori Trump, lo scenario possibile è che il prossimo leader che la destra proporrà non sarà la star di un reality show, ma qualcuno che vorrà veramente rianimare i conservatori d’America e si scatenerà l’inferno.
Per il bene dell’America e per il bene del mondo, prego che questa grande nazione si svegli e capisca il valore della diversità, il vantaggio di affinare le opinioni attraverso un dibattito aperto e la potente coesione che si raggiunge quando quel dibattito crea soluzioni che contribuiscono alla prosperità di tutta la società.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu