Più ci odiamo, più il mondo ci odia. L’umanità non troverà alcun senso per la nostra esistenza se non vivremo per portare avanti il nostro compito.
Solo pochi anni fa, lo Yom Hashoah, il Giorno della Memoria della Shoah, era un giorno in cui ricordare che l’impensabile in realtà era accaduto: sei milioni di uomini, donne e bambini erano stati uccisi semplicemente perché ebrei. Il Giorno della Memoria della Shoah oggi non è più solo un giorno di lutto, ma è un giorno in cui ricordarci che ciò che è accaduto potrebbe ripetersi. È il giorno in cui dobbiamo ricordare che ciò che è accaduto in Germania può accadere in qualsiasi altro paese del mondo, perché la democrazia non è un vaccino contro l’antisemitismo e perché il Liberalismo non si traduce in tolleranza verso gli ebrei. I segnali premonitori che si sono manifestati prima della seconda guerra mondiale stanno riemergendo in tutto il mondo e non dobbiamo trascurarli. Dobbiamo impiegare l’unico rimedio che abbia mai salvato gli ebrei dalla tragedia: l’unione del nostro popolo.
L’aumento dell’antisemitismo è preoccupante, ma di per sé non costituisce il pericolo di un’altra shoah. Ciò che costituisce una minaccia molto più grande e agisce come il catalizzatore che potrebbe innescare una tale catastrofe, è un tipo di antisemitismo molto più sinistro: l’antisemitismo ebraico.
L’odio ebraico, i pogrom e gli omicidi sono esistiti per secoli nell’Europa orientale, ma gli episodi più traumatici della storia ebraica si sono svolti in paesi apparentemente tolleranti nei confronti degli ebrei. In quei paesi gli ebrei vantavano tali elevati livelli di libertà e di rispetto sociale che molti di loro avevano cominciato non solo ad abbandonare il loro retaggio, ma addirittura a perseguitarlo. Il Midrash Rabbah (Esodo, 1:8) scrive che, in Egitto, il Faraone si schierò contro gli ebrei solo quando essi dissero: “Siamo come gli egiziani”. Il Primo Tempio fu distrutto per tre motivi, due dei quali (lo spargimento di sangue e l’idolatria) sono strettamente collegati all’abbandono del nostro retaggio e al nostro schierarci l’uno contro l’altro. I Greci non dovettero nemmeno combattere gli ebrei per conquistare la Giudea, poiché furono gli stessi ebrei ellenizzati a combattere i loro correligionari. E infine il Secondo Tempio è stato distrutto e siamo stati esiliati a causa dell’odio infondato fra noi.
Anche nell’esilio, gli episodi più tragici della nostra storia sono avvenuti quando avevamo tanta libertà e volevamo abbandonare la nostra identità. Lo storico Jane Gerber scrive che nella Spagna del XV secolo, l’ebreo spagnolo considerava la Spagna la nuova Gerusalemme e credeva che “la presenza di tanti ebrei e cristiani di origine ebraica nei circoli interni del tribunale, dei comuni e anche della chiesa cattolica, potesse offrire protezione e scongiurare la sentenza” di espulsione. Ma si sbagliavano. Infatti, il principale inquisitore Tomás de Torquemada, era egli stesso di recente discendenza ebraica.
Lo stesso schema si è ripetuto nel periodo che ha preceduto la shoah in Germania. Lo storico Werner Eugen Mosse scrive che dalla metà del XIX secolo gli ebrei emancipati cominciarono a rifiutare il loro retaggio. Denunciarono la circoncisione, spostarono il giorno di riposo da sabato a domenica e sostituirono il Bar Mitzvah con un esame orale. Proprio come gli ebrei spagnoli consideravano la Spagna la nuova Gerusalemme, il Prof. Donald Niewyk scrive che: “La stragrande maggioranza degli ebrei (tedeschi) si affidava con passione alla propria unica patria: la Germania”. Anche quando il Partito Nazista fece la sua comparsa sulla scena, molti ebrei non ci videro alcun pericolo. L’Associazione Nazionale degli ebrei tedeschi sostenne e addirittura votò per Hitler e per il Partito Nazista.
Negli odierni Stati Uniti d’America, gli ebrei, in massa, stanno voltando le spalle al loro retaggio e allo stato ebraico. Numerosi ebrei americani stanno sostenendo attivamente il movimento BDS e partecipano ad eventi e discussioni volti a sostenere ed approvare l’eliminazione dello Stato di Israele. La maggior parte degli ebrei si sposa con i non ebrei e la gioventù ebraica preferisce non essere affiliata all’ebraismo. Se questa tendenza non sarà invertita, non c’è alcun dubbio sul fatto che una certa forma di catastrofe investirà la comunità ebraica in America, e probabilmente in un futuro non tanto remoto.
Come e perché l’antisemitismo ebraico innesca le catastrofi contro gli ebrei
La parola ebraica Yehudi viene dalla parola yihudi, che significa uniti, come ci spiega il libro Yaarot Devash (Parte 2, 2° Drush). L’unione è stata il fulcro dell’ebraismo sin dalla sua nascita ai piedi del Monte Sinai. Il Midrash (Shemot 2:4) ci dice che il nome Sinai deriva dalla parola ebraica sinaa, che significa odio. Gli ebrei sono stati dichiarati una nazione solo dopo che ebbero circondato la montagna dell’odio che regnava fra loro, e che si furono impegnati ad unirsi “Come un solo uomo con un solo cuore”. Il Re Salomone ha riassunto l’essenza dell’ebraismo con il seguente versetto: “L’odio provoca liti, ma l’amore copre tutte le colpe” (Proverbi 10:12).
Come ho scritto in “Perché la gente odia gli ebrei“, sin dai tempi di Abramo, Isacco e Giacobbe, la discendenza ebraica ha sempre affrontato l’odio coprendolo con l’amore. Non consideravano i conflitti come crisi, piuttosto come opportunità per aumentare l’amore fra loro. Il Libro dello Zohar (Beshalach) scrive: “Tutte le guerre nella Torah sono per la pace e per l’amore”.
Subito dopo essersi impegnati ad unirsi “Come un solo uomo con un solo cuore”, agli ebrei fu comandato di essere “Una luce per le nazioni”. La loro unione, unica nel suo genere, rafforzata dall’odio coperto con l’amore, era destinata a tempi in cui l’oscurità dell’odio avrebbe riempito il mondo, che avrebbe avuto davvero tanto bisogno della cura dell’unione. Questo è il motivo per cui ogni volta che l’odio prevale e la guerra esplode, gli ebrei vengono incolpati di averla causata. Gli ebrei possono anche essere usati come capri espiatori da leader che sarebbero da biasimare per i loro fallimenti; ma l’accusa agli ebrei, quali autori clandestini della guerra, funziona così bene perché riflette i veri sentimenti delle persone verso gli ebrei, anche quando la correttezza politica inibisce la sua libera espressione.
L’ebraismo è l’unica religione la cui nascita è puramente ideologica. I fondatori della nazione ebraica non erano affatto accomunati dalla discendenza biologica o dalla vicinanza geografica e provenivano da tutta la Mezzaluna Fertile. Come ho spiegato in “Chi sei tu Popolo d’Israele“, essi si sono uniti ad Abramo perché hanno condiviso con lui l’idea che una società fiorente non potesse sostenersi sopprimendo conflitti e odi, ma coltivando un’unione più forte dell’odio. Questo è il significato delle parole di Re Salomone “L’amore copre tutte le colpe”, e del perché Lo Zohar affermi che le guerre nella Torah riguardano la pace e l’amore.
Quando Abramo comprese che coprire l’odio con l’amore fosse l’antidoto all’odio, lo condivise con quanti più suoi concittadini di Ur dei Caldei poté. Quando si spostò verso Canaan con sua moglie Sarah, continuò a divulgare il suo messaggio e a raccogliere sostenitori. Mosè, il Ramchal, scrive nel suo commentario alla Torah che avrebbe voluto continuare sulle orme di Abramo e liberare il mondo dall’odio, ma dato che le persone non erano ancora in grado di far propria e promuovere la sua idea, non ci riuscì. Tuttavia, forgiò una nazione il cui compito era quello di coltivare il metodo dell’unione al di sopra dell’odio, finché il mondo non sarebbe stato disposto ad accettarlo e in grado di adottarlo. Quella nazione era chiamata Yehudim (ebrei) dalla parola yihudi (uniti). Di conseguenza, quando un gentile chiese a Hillel il Vecchio come poteva diventare un ebreo, Hillel semplicemente rispose: “Quello che tu odi, non farlo al tuo prossimo; questa è tutta la Torah” (Talmud, Masechet Shabbat, 31a), e Rabbi Akiva disse: “Ama il prossimo tuo come te stesso; questa è la grande regola della Torah” (Talmud di Gerusalemme, Nedarim, 30b).
Fintanto che gli ebrei rifiutano di adempiere al loro compito, di condividere il loro metodo di unione e quindi di essere “Una luce per le nazioni”, le nazioni li odieranno. Quando essi soccombono all’odio e cominciano ad odiare se stessi, le nazioni li spingono spietatamente l’uno verso l’altro. Noi lo chiamiamo antisemitismo, ma è in realtà la rabbia dei popoli verso gli ebrei per aver abbandonato il cammino dell’unione e aver negato al mondo il loro metodo. Nel 1929, il dottor Kurt Fleischer, capo dei Liberali dell’Assemblea della comunità ebraica di Berlino, espresse sinteticamente l’atteggiamento delle nazioni verso gli ebrei quando dichiarò: “L’antisemitismo è il flagello che Dio ci ha mandato per riportarci insieme e tenerci uniti”. Se solo gli ebrei avessero agito in base a quella intuizione …
È tempo di agire
Proprio recentemente circa 575 “Studenti di college ebrei americani, hanno invitato le persone con diritto di nascita in Israele a mettersi contro la nuova legge di Israele, che impedisce di entrare nel paese a coloro che supportano il boicottaggio di Israele”. Il giornalista e saggista Tuvia Tenenbom ha descritto lo spirito anti-israeliano in un’intervista televisiva su Algemeiner dopo aver visitato le comunità ebraiche di tutti gli Stati Uniti. “Stato dopo stato, tempio dopo tempio, quello che ho visto e quello a cui ho assistito è stato un incubo”, dice Tenenbom. “Ho visto rabbini, o cosiddetti rabbini, capi o presunti leader in piedi sul podio… e tutto quello che sanno dire ai loro ascoltatori è che Israele è uno stato di apartheid e che il giudaismo è razzismo. È ciò che predicano in continuazione”.
Questo spirito di odio interno nella nostra nazione provocherà indubbiamente un’altra catastrofe sugli ebrei. Ma non sarà di certo causata da questa o da quella fazione politica. Tutti i punti di vista politici sono per definizione falsi e sbagliati finché istigano la separazione fra gli ebrei.
Il nostro unico compito in questo mondo è quello di unirci al di sopra delle nostre differenze e, di conseguenza, essere “Una luce per le nazioni”. Veniamo di proposito messi in mezzo ai conflitti non per discutere su chi abbia ragione, ma per mostrare al mondo che la soluzione a tutti gli attriti sta nell’innalzarci al di sopra di essi con l’unione, nel coltivare la fratellanza che è più forte dell’odio e, in questo modo, nel forgiare una società solida e prospera. Finché non portiamo questo esempio, le nazioni ci odieranno. Più noi ci odiamo e più loro vogliono eliminarci. Per come la vedono loro, se non viviamo per portare avanti il nostro compito, non c’è alcun motivo per noi di esistere.
Se vogliamo impedire un’altra Shoah, dobbiamo elevarci al di sopra delle nostre differenze ed unirci come fecero i nostri antenati quando salirono sul Monte dell’Odio (Sinai). Il nostro messaggio al mondo a Yom Hashoah dovrebbe essere “Mai più”, che sta a significare che non odieremo mai più i nostri fratelli.
Nella parte Aharei Mot, Il libro dello Zohar scrive: “Ecco quanto è bello e piacevole che i fratelli siedano insieme. Questi sono gli amici che siedono insieme e non sono separati gli uni dagli altri. In un primo momento, sembrano come delle persone in guerra che desiderano uccidersi le une con le altre. Ma poi tornano ad essere in amore fraterno. … E voi, gli amici che sono qui, dato che siete stati in affetto e in amore prima, d’ora in poi non vi separerete … E per merito vostro ci sarà la pace nel mondo”.
Se noi ebrei saremo all’altezza delle parole dei nostri saggi e ci uniremo al di sopra delle nostre differenze, non solo dissiperemo le nuvole tempestose che si ammassano sulla nostra nazione, ma dissolveremo anche quello spirito belligerante che in questo periodo sta sopraffacendo il mondo. Se vogliamo prevenire un’altra guerra mondiale e un’altra shoah, dobbiamo essere “Una luce per le nazioni”, unendoci al di sopra delle nostre differenze e diventando un esempio di fratellanza al di sopra dell’odio.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu