Il 27 giugno scorso Bari Weiss, editorialista del Times, ha scritto di essere felice che, durante la marcia LGBT Dyke di Chicago, siano state bandite le celebrità ebraiche. Anche io sono contento, ma non del divieto. Sono contento che la Weiss abbia riconosciuto che ci sia un antisemitismo molto diffuso anche negli Stati Uniti, e sono particolarmente lieto del fatto che abbia sottolineato che quando gli ebrei si schierano contro Israele “questa presa di posizione non porta mai a nulla di buono”. Speriamo che la consapevolezza dia inizio alla correzione.
C’è una buona ragione per cui, quando ci dividiamo, le cose prendono sempre una brutta piega. Tutti i nostri patriarchi si sono adoperati per unire il mondo. Abramo ha cercato di unire tutto l’impero babilonese in cui era nato. Dopo la sua espulsione dalla Babilonia, costruì un solido gruppo che costituì il nucleo del popolo ebraico, la cui missione era diventare “Una luce per le nazioni”, per diffondere l’unione che Abramo aveva voluto condividere in modo indiscriminato.
Quando il popolo di Israele fuggì dall’Egitto, diede vita ad una nazione, impegnandosi ad unirsi “Come un solo uomo con un solo cuore”. Quell’unione, tuttavia, non era per il loro bene, ma per il bene del mondo intero. Il grande Ramchal scrisse nel suo Commentario alla Torah (Bamidbar [Numeri]) che Mosè “Desiderava completare la correzione del mondo in quel tempo. … Tuttavia non ci riuscì a causa delle corruzioni che si erano verificate lungo il cammino”.
Per garantire che la nazione nascente non dimenticasse il suo dovere di mostrare al mondo la luce dell’unione, subito dopo la sua creazione, fu incaricata di essere “Una luce per le nazioni”.
Eppure, nonostante tutti gli sforzi dei nostri antenati per superare l’odio, circa duemila anni dopo abbiamo ceduto ad esso e abbiamo inflitto un disastro alla nostra nazione.
I nostri saggi non attribuiscono il nostro esilio e la distruzione del Tempio a nemici esterni, ma al nostro reciproco odio infondato. E con la perdita di unione, abbiamo perso la capacità di essere “Una luce per le nazioni”, un modello di unione.
Il mondo, tuttavia, ricorda che gli dobbiamo la correzione, cioè la sua unione. Proprio lo scorso fine settimana, una nuova azione antisemita ci ha ricordato di questo, visto che alcuni vandali hanno coperto uno dei luoghi simbolo della memoria dell’Olocausto con un lenzuolo che portava la scritta: “Heebs [Ebrei] non ci divideranno”.
Il noto antisemita Henry Ford riconobbe il ruolo degli ebrei verso la società nel suo libro L’Ebreo Internazionale: “Non si dimentichi che certe promesse erano state fatte loro riguardo alla loro posizione nel mondo, e si ritiene che queste profezie si realizzeranno. Il futuro dell’ebreo è legato intimamente al futuro di questo pianeta”.
L’umanità da sempre alla ricerca di un rimedio alla natura egoistica dell’uomo, ha adottato e abbandonato ogni tipo di ideologia e ogni forma di governo. Eppure, tutti hanno fallito perché, fino a quando non bilanceremo l’egoismo con l’unione, l’ego prevarrà sempre. Di conseguenza ogni regime o ideologia è destinato a diventare Fascismo o Nazismo, oppure entrambi.
Cercando l’unione, la gente organizza eventi per celebrare l’inclusione, come la marcia LGBT Dyke del mese scorso. Tuttavia, escludono gli ebrei perché la divisione fra gli ebrei è la ragione per cui il mondo è disunito sin dall’inizio. Inconsciamente, il mondo ci sta dicendo: “Lasciateci in pace e pensate alla vostra unione! Abbiamo bisogno di questo!”
Nel 1929, il Dottor Kurt Fleischer, leader dei Liberali nell’Assemblea della Comunità Ebraica di Berlino, affermò: “L’antisemitismo è il flagello che Dio ci ha mandato per costringerci a stare insieme e tenerci uniti”. Quanto è drammatico che gli ebrei di allora non abbiano seguito questa osservazione.
Credo che oggi dobbiamo unirci indipendentemente dalle reciproche antipatie. Dovremmo ormai aver capito che nessuno ci accoglierà se prima non ci accogliamo fra noi e proiettiamo una luce [di unione] sulle nazioni”.
Nel suo libro Orot (Luci), il Rav Kook scrisse: “La costruzione del mondo… richiede la costruzione della nazione di Israele. La costruzione della nazione e la rivelazione del suo spirito [di unione] sono un tutt’uno con la costruzione del mondo che si sta sgretolando, in previsione di una forza piena di unione e grandezza”.
Se ci interessa il nostro futuro, non dobbiamo far attendere il mondo. Questa strategia non porta mai a nulla di buono.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu