DR. MICHAEL LAITMAN PER CAMBIARE IL MONDO – CAMBIAMO L'UOMO

Che questo Rosh Hashanah sia l’inizio del cambiamento

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Quest’anno Rosh Hashanah non sarebbe potuto venire in un momento migliore. Con la Comunità Ebraica Americana combattuta tra sostegno e opposizione all’accordo con l’Iran, con la crescente spaccatura tra sostenitori e oppositori delle politiche del premier israeliano, Benjamin Netanyahu e infine col riemergere della disputa sulla trasformazione delle leggi tra ebrei ortodossi israeliani e l’ottica progressista della maggioranza degli ebrei americani, sembra che il nuovo anno, col suo abituale momento di introspezione, non potrebbe essere più opportuno.

Il guaio aggiuntivo di un’imminente rottura tra l’amministrazione Obama e larghe fasce di ebrei americani di tutte le confessioni, fino al punto di essere definiti “guerrafondai“, aumenta ulteriormente l’urgenza di capire dove siamo, come siamo arrivati qui e come andare avanti da ora in poi.

Le parole, Rosh Hashanah, provengono dalle parole ebraiche Rosh Hashinui: l’inizio del cambiamento. Oltre al cibo e alle riunioni di famiglia, le feste ebraiche hanno profondi significati. Rosh Hashanah non è solo l’inizio del calendario ebraico, ma è un simbolo di rinnovamento, quando cominciamo ad esaminarci per stabilire come vogliamo migliorare noi stessi.

Gustiamo la testa di un pesce per affermare che vogliamo essere la testa e non la coda, nel senso che vogliamo decidere la nostra strada e non seguire ciecamente la mandria. Mangiamo semi di melograno, dove ogni seme rappresenta un desiderio scoperto in noi che vogliamo imparare ad usare per il bene degli altri, non egoisticamente. Mangiamo una mela, il simbolo del peccato (dell’egocentrismo) e l’addolciamo col miele, per indicare che vogliamo imparare ad usare altruisticamente anche questa tentazione originaria.

Il popolo d’Israele ha coniato il detto “Ama il tuo prossimo come te stesso” e lo ha applicato a diversi livelli, fino alla distruzione del secondo tempio. Tutte le nostre feste simboleggiano le pietre miliari lungo il sentiero di trasformazione dall’inclinazione maligna, cioè l’egoismo, all’altruismo, dove amiamo il nostro prossimo come noi stessi.

È scritto nella Mishnah e nella Gemarah (e in numerosi altri testi) che l’odio infondato è l’unica ragione per cui il secondo tempio fu distrutto. Cioè, quando l’egoismo prende il sopravvento, noi cadiamo. Siamo stati istituiti come nazione solo quando abbiamo promesso di essere “Come un solo uomo con un solo cuore”, quando abbiamo infranto quel voto siamo stati dispersi ed esiliati.

Non meno importante del nostro voto di essere uno solo fu ricevere la promessa che saremmo stati una luce per le nazioni. Ma, in assenza del legame tra noi, quale luce dovremmo emanare? Quando siamo uniti e proiettiamo quell’unione, diventiamo una luce per le nazioni e non possiamo essere definiti “guerrafondai” perché trasmettiamo unione.

Il problema più grande di oggi è la sfiducia globale che vediamo a tutti i livelli. Una ad una, le nostre illusioni si infrangono. Il governo non può considerarsi attendibile, come ha dimostrato l’ex collaboratore della National Security Agency, Edward Snowden. Di questi tempi, anche i coniugi non possono avere fiducia l’uno nell’altro, il fiasco Ashley Madison ha solo evidenziato un noto stato di cose.

Di chi possiamo fidarci? Vi risparmio i tristi esempi che rispondono a questa domanda retorica, ma è chiaro che ci stiamo costantemente allontanando sempre più l’uno dall’altro: l’opposto dell’unione e dell’amore fraterno così vitali in un mondo in cui ognuno dipende da tutti gli altri.

Tanto più perseguiremo l’attuale tendenza, maggiore sarà la pressione sugli ebrei. Nel profondo, il mondo ricorda che gli ebrei una volta conoscevano il segreto della giusta connessione umana. Quando quella memoria si riaffaccia, vengono fuori le accuse che siamo guerrafondai, manipolatori e altri “complimenti” che sono ormai parte del gergo antisemita.

Nonostante noi siamo troppo disconnessi, siamo i soli a potere e dovere riaccendere la nostra unione. A giusta ragione il Jerusalem Post ha scritto in un editoriale:

“L’accordo con l’Iran è un singolo problema che, talmente importante come potrebbe essere per tutte le parti, non permette di compromettere l’unione degli Ebrei”

Potremmo essere ancora lontani dall’unione, ma qui almeno c’è un riconoscimento della necessità di questo valore ingiustamente screditato.

Quindi questo Rosh Hashanah è una straordinaria opportunità di renderlo realmenteRosh Hashinui, cominciare a cambiare il modo in cui ci relazioniamo agli altri. Come ci riuniamo con la famiglia e gli amici, dobbiamo considerare importante superare le differenze e trovare un comune obiettivo di unione. Facendo questo, le suddette sventure spariranno, poiché se le osserviamo, vedremo che derivano tutte da una sola origine: il nostro ego smisurato.

Quest’anno cerchiamo di spargere un po’ di miele sui nostri ego smisurati, simboleggiati dalla mela (Ebraico: tapuach, dalla parola tafuach [gonfio]), addolciamoli con l’unione. Questo è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, tutto ciò di cui il mondo ha bisogno; per noi questa è la chiave di una felicità duratura.

Originariamente pubblicato su L’Huffington Post Italia

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