DR. MICHAEL LAITMAN PER CAMBIARE IL MONDO – CAMBIAMO L'UOMO

Finalmente unione?

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Dall’accademico di Harvard, David Ropeik con “Il terrorismo: perché ci spaventa e ci unisce” all’intellettuale francese, Dominique Sopo con “Di fronte all’odio, dobbiamo rispondere con l’unione”, e perfino al Gran Mufti d’Egitto, Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam, che ha scritto “Se vogliamo sradicare il terrorismo, dobbiamo stare insieme”, l’orribile attacco del 13 Novembre a Parigi, che ha portato 130 morti e centinaia di feriti, ha spinto gente di varie fedi e opinioni a sollecitare l’unione come cura per il terrorismo.

Sono pienamente d’accordo che l’unione sia la cura per il terrorismo. Sono meno contento del fatto che il terrorismo debba essere la ragione dell’unione. Fino a quando la paura sarà la nostra motivazione per unirci, in sua assenza anche l’unione verrà preclusa. Questa non è la ricetta per una società sana ma è proprio la mentalità che ha portato alla nascita del radicalismo e del fondamentalismo nel mondo. La mancanza di unione nelle nostre comunità produce insicurezza sociale e finanziaria. La mancanza di unione nelle nostre famiglie crea diffidenza tra genitori e figli e forma barriere tra i coniugi. La disunione a scuola provoca una competizione agguerrita e spesso spietata tra coetanei. Quando la disunione pervade e domina ogni aspetto delle nostre vite, causa isolamento sociale e depressione, queste cose, a loro volta, possono portare a cercare soluzioni estreme come l’abuso di droghe, il suicidio, il radicalismo politico e religioso. A meno che non invertiamo la tendenza narcisistica che sta distruggendo la nostra società, saremo destinati a perpetrare e a rafforzare la radicalizzazione della nostra gioventù e la degenerazione delle nostra società.

Ci stiamo ingannando nel pensare che inviando più truppe o droni per combattere l’ISIS, questa si arresterà o almeno rallenterà. Semmai, farà guadagnare loro un maggiore sostegno perché saranno in grado di dipingersi non solo come spaventosi e determinati (qualità che hanno un grande fascino nella nostra società occidentale moralmente corrotta), ma anche come parte svantaggiata che vince più con lo spirito che con le armi. Dovremmo prestare molta attenzione alle parole di Nicolas Hénin che è stato tenuto prigioniero dall’ISIS per quasi un anno. “Li conosco: il bombardamento se lo aspettano. Quello che temono è l’unione”.

Se ci prendessimo un momento per fare un passo indietro da tutto questo caos osservando la cosa da un punto di vista più ampio, vedremmo che, attraverso un processo di flusso e riflusso, l’umanità cerca incessantemente di potenziare la sua connessione. Oggi, abbiamo superato il punto di non ritorno; la separazione non è più un’opzione. Nessuna nazione può mantenere una società vitale o un’economia sostenibile se è isolata (guardate cosa accade nella Corea del Nord, che non è nemmeno completamente isolata). Il protezionismo e l’isolamento possono solo portare alla guerra, molto probabilmente ad una guerra mondiale. Il problema è che così continuerà la mescolanza delle nazioni senza una corretta gestione del processo. E mentre l’umanità viene spinta verso l’unione da tutte le possibili direzioni, noi stiamo facendo il possibile per evitarla. Quando la realtà va da una parte e l’umanità va dall’altra, l’umanità è destinata a perdere. L’unione non è un antidoto al terrorismo, è la composizione della realtà.

Abitualmente definiamo l’unione e l’armonia del nostro corpo con una sola parola: “salute”. E mentre la nostra società globale è interdipendente proprio come gli organi del nostro corpo, noi ci rifiutiamo di agire come dovrebbero fare dei corpi sani e scegliamo invece di prendere quanto più possibile, ovunque sia possibile, e preferibilmente a spese di qualcun altro. Per dirlo in altro modo, invece di comportarci come cellule sane, agiamo più come il cancro. C’è da meravigliarsi che la società umana sia malata? Prima cominceremo a orientare nuovamente le nostre menti nel vedere il mondo formato da elementi complementari invece che da frammenti in competizione, prima risaneremo il nostro mondo. La Natura ci mostra dove dobbiamo andare; sta a noi scegliere questa direzione, abbandonare il concetto di sopravvivenza del più forte, riconoscere che siamo tutti sulla stessa barca e, o navigare tutti insieme per raggiungere una sponda sicura, oppure perforare lo scafo con buchi di proiettile e annegare.

Non siamo ancora in guerra, ma recentemente abbiamo subito molti risvegli dolorosi. Rendiamoci conto che l’unione è a nostro vantaggio, ci permette di crescere e prosperare non a spese degli altri ma piuttosto a contribuire, con le nostre capacità e doti uniche, al miglioramento delle nostre vite e della vita di chiunque si trovi intorno a noi. Le squadre sportive e le aziende di successo parlano sempre del ruolo chiave che giocano sui loro risultati l’unione ed il sostegno reciproco. Possiamo anche imparare dalla storia come la separazione tra fazioni delle nazioni abbia causato la loro fine. E tutti noi possiamo imparare dalla natura, che tutto prospera solo quando con l’ambiente si mantiene un sano rapporto di dare-avere. Qualunque strada scegliamo, dobbiamo educarci al concetto che una società unita è una società florida. Siamo arrivati al punto in cui questa è la chiave della nostra sopravvivenza.
Originariamente pubblicato su L’Huffington Post Italia

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