Tutti pensano che pace sia solo una parola, la fantasia di alcuni individui “strampalati”, oppure un luogo comune usato dai politici durante le campagne elettorali quando partecipano ad un dibattito e vengono interrogati sulla loro visione di un mondo migliore. In realtà, nessuno cerca la pace. Al contrario, inventiamo leggi cerotto (copriamo il problema invece di risolverlo) che ci impediscano di trasformare il nostro mondo in un campo di battaglia permanente. Ma deve proprio essere così?
Quando osserviamo la natura che ci circonda, vediamo che nonostante le lotte per la sopravvivenza, essa mantiene un equilibrio che favorisce la crescita e la prosperità. Infatti, le lotte contribuiscono alla sana evoluzione delle specie. Le specie rivali sono complementari fra loro e, alimentandosi a vicenda, mantengono l’una la salute e la vitalità dell’altra. L’esistenza dei predatori garantisce la prosperità di tutta la catena alimentare.
Tuttavia, noi non siamo semplicemente degli animali. Insieme agli istinti abbiamo emozioni e pensieri che determinano il nostro comportamento e, questo ci da’ la possibilità di una libera scelta.
Eppure in un elemento cruciale non abbiamo alcuna libera scelta: la motivazione delle nostre azioni. In fin dei conti, tutto quello che facciamo è per noi. Manipoliamo noi stessi e gli altri fino a pensare di agire a loro favore mentre, nel profondo, l’interesse guida ogni nostra mossa.
Se questo è vero, come possiamo non combatterci a vicenda? Come può esserci una vera pace?
Completarsi invece di competere
In natura coesistono due forze: una forza negativa di interesse egoistico e una forza positiva che promuove la reciprocità, la considerazione e l’interesse per il bene comune. Gli ecosistemi in natura bilanciano le due forze in modo che si completano a vicenda. L’apparente competizione in realtà genera l’omeostasi, un’armoniosa coesistenza che favorisce la vita e lo sviluppo.
Negli esseri umani la forza positiva è dormiente, avendo creato una società paralizzata che deve imporre restrizioni obbligatorie al fine di impedire che ci distruggiamo l’un l’altro alla prima occasione. Peggio ancora, la forza negativa dentro di noi continua ad intensificarsi, costringendoci a rafforzare continuamente le restrizioni che la società impone alla gente. Ci stiamo avvicinando rapidamente al punto in cui la tensione tra restrizioni e libertà personale diventerà insopportabile e la società crollerà a causa di una guerra, una rivoluzione o qualche altro disastro.
La parola ebraica shalom (pace) deriva dalla parola shlemut (completezza) o hashlama (integrazione/completamento). In altre parole, la pace non è solo assenza di guerra, ma è uno sforzo consapevole finalizzato ad integrare la forza negativa con quella positiva, nello stesso modo in cui fa la natura a tutti gli altri livelli tranne che il nostro.
Pace e libertà vanno insieme
Per creare la pace dobbiamo “accendere” consapevolmente tra noi la forza positiva pro-sociale. Quando consciamente ci comporteremo in modo benevolo uno verso l’altro, nonostante i veri sentimenti reciproci, metteremo in moto la forza positiva latente dentro di noi. Questa “saggezza della connessione” non è ipocrisia. Agiamo contro la nostra alienazione perché vogliamo installare tra di noi la forza positiva, di cui la società umana odierna ha disperatamente bisogno per sopravvivere.
È bello essere gentili gli uni con gli altri perché ci fa sentire bene con noi stessi. Tuttavia, la gentilezza da sola non è sufficiente se vogliamo apportare un reale cambiamento nella società. L’idea è quella di agire con l’intento specifico di integrare la forza dell’interesse egoistico con quella dell’interesse comune. Dal momento in cui questa forza è inattiva a livello umano, dobbiamo attivarla noi.
Il vantaggio nel creare questa integrazione è che noi riconquistiamo la nostra libertà. Noi possiamo scegliere in che misura attivare ciascuna forza e quindi, possiamo trascorrere consapevolmente la nostra vita. Dato che la natura continua a far crescere i nostri ego, il nostro lavoro per bilanciare le due forze non finisce mai, e nemmeno la nostra libertà di scelta tra il dare libero sfogo ai nostri ego e l’integrarli con la gentilezza e la reciprocità.
Pace significa integralità
Questo “processo di pace,” in cui costantemente e collettivamente cerchiamo di bilanciare il nostro egoismo con la reciprocità, ci da’ molto di più di una società sostenibile, ci fa entrare nel meccanismo operativo della realtà. Tutta la vita è costruita su questo equilibrio di forze, così, quando lo creiamo deliberatamente all’interno della società, raggiungiamo una profonda comprensione di come funziona questo meccanismo dell’esistenza. In breve, percepiamo la stessa creazione della realtà.
Oggi è imperativo cominciare a costruire questa forza di integrazione tra di noi. Abbiamo raggiunto livelli talmente elevati di odio reciproco che se non perseguiremo attivamente l’unità per compensare l’ostilità, ci distruggeremo a vicenda.
La pace, pertanto, non è né un sogno né una realtà da sogno, è l’esigenza della nostra vita. Ma possiamo conseguirla solo se ci impegniamo tutti insieme.
Non dobbiamo aspettare che qualcun altro faccia questo lavoro per noi. Soltanto coloro che sono inclini a cercare la pace nella società umana, possono capire l’urgenza di sfruttare la forza positiva e che solo questa sarà in grado di garantire una vita pacifica e armoniosa.
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu