Boom! Una bambina si sbellica dalle risate tra le braccia di suo padre. Boom!
Ora fate uno zoom indietro per posizionare la scena del momento radioso di gioia nel suo contesto straziante: Abdullah Al-Mohammad insegna a sua figlia di tre anni, Salwa, a ridere del fragore di ogni proiettile che cade ed esplode nelle vicinanze.
Come siriano che cerca di sopravvivere alla guerra e senza un posto dove scappare, cosa gli resta da fare? Al fine di ridurre o eliminare il trauma della caduta dei razzi, insegna alla piccola Salwa che il suono dei razzi che cadono è divertente e che il rumore del bombardamento è semplicemente un gioco. La vita è bella (o quasi).
Il video commovente di Abdullah è diventato virale sui social media e lo ha reso immediatamente eroe di Internet, guadagnando più di due milioni di like e commenti positivi, comprese proposte di adottare un modo per aiutare i bambini a Gaza.
Nella realtà caotica della Siria devastata dalla guerra, le tattiche disperate di questo padre sono un tentativo comprensibile di fornire a sua figlia una protezione psicologica contro gli attacchi violenti di bombardamenti traumatizzanti. Non ha il tempo o il lusso di ricercare l’approccio educativo ottimale da adottare quando cadono le granate nel cortile. Chiaramente, non esiste una buona soluzione o modello di buon comportamento per calmare il terrore, c’è solo il pronto intervento.
Quale forma di insegnamento sarebbe più utile per situazioni così tragiche?
L’educazione deve essere diretta verso ogni membro della società, verso genitori e figli allo stesso modo, e deve essere concepita per intervenire sulla causa principale dei problemi, al fine di fornire una cura duratura.
Ogni membro della società deve capire, secondo il proprio livello di maturità, che se vogliamo fermare una volta per tutte le guerre, dobbiamo cercare di connetterci l’un l’altro secondo le leggi unificanti della natura.
D’altro canto, insegnare ai bambini a ridere delle minacce e dei pericoli potrebbe aiutarli a superare meglio situazioni spaventose imminenti, ma non ha alcun beneficio a lungo termine perché tale apprendimento può causare disadattamenti psiconevrotici e percezioni distorte della realtà. Una tale connessione fuori luogo tra pericolo e reazione crea nel cervello una relazione errata tra minaccia e risposta. Pertanto, nei momenti in cui ci vorrebbe attenzione, il livello di preoccupazione e cautela viene ridotto in modo inappropriato, rendendo gli individui vulnerabili ai pericoli.
Dal punto di vista medico e scientifico, piangere e ridere causano la stessa risposta di shock al sistema nervoso. Quindi, mentre l’emozione associata alle risate potrebbe sembrare più piacevole, l’effetto sul corpo non è più salutare di quello del pianto.
Sia il pianto che la risata sono una reazione di eccitazione che esagera, in un determinato momento, la capacità della persona di assimilare. Pertanto, occorre di calmare le reazioni alle paure e solo successivamente spiegare chiaramente la situazione e perché sta accadendo.
Col passare del tempo, i bambini devono capire che le guerre e la distruzione avvengono perché la società non ha ricevuto alcuna educazione per sviluppare relazioni positive, e la società non si preoccupa affatto di imparare a connettersi positivamente al di sopra delle spinte alla divisione innate in ognuno.
Devono sapere che per fermare una volta per tutte le guerre, dobbiamo cercare di connetterci correttamente l’un l’altro ed in accordo alle leggi unificanti della natura.
Se i bambini capissero questo principio, non riderebbero e non sorriderebbero nemmeno. Al contrario, ci direbbero direttamente in faccia, nel loro stile ingenuo: “Mamma! Papà! Correggete i vostri pensieri e comportamenti, e migliorate le vostre relazioni reciproche!”
Originariamente pubblicato su Unitingeurope.blogactiv.eu